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Fonòpoli - Parole in movimento 1997-1998
I Edizione

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre 1997
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Andamento del concorso:

Antologia – Per vedere l’antologia

Risultati

Sezione Poesia


1° classificato Marcella Di Bartolomeo con Padre mio
2° classificato Francesca Scarrica De Santi con Vitamortevita
3° classificato Lidia Pieri con Mani allo specchio
4° classificato Claudio Bellini con L’immenso vuoto delle nostre carezze
5° classificato Daniela Perra con Sei terra ferma e lontana
6° classificato Filippo Inferrera con Reticolato
7° classificato Luigi Rezzoagli con Urlo
8° classificato Assunta Coppola con Mendicante
9° classificato Francesco Fronzari con senza titolo
10° classificato Sabrina Marchetti con Frammenti di cielo


Sezione Narrativa


1° classificato Elisa Nunziatini con L’aquilone
2° classificato Luigi Ballerini con L’amico
3° classificato – Anna Vasta con Una favola per te
4° classificato – Monia Sanfilippo con L’uomo che vendeva i ricordi
5° classificato Antonella De Mattia con Il soldatino di latta
6° classificato pm. Oretta Bray con L’uomo del lago
6° classificato pm. Renato Gambuli con Storia di una lacrima
8° classificato Andrea Sardi con Il piccolo fiore
9° classificato Manuela Bruni con Il paradiso delle coccinelle
10° classificato Caterina Ferraresi e Marco Mazzoli con Bahia

Opere vincitrici

1° classificato

Francesco Finistauri

Il Colore delle Stagioni


m’investe al tramonto
l’aria chiara sui vetri discosti
le braccia tue, alte a dirigere il vento
sembrano rami di una stagione mai conclusa.
Ho dormito l’estate delle ore
per essere cornice di buio perfetto
sul saluto alle stelle
in questo spazio di nulla offeso
da noi, che sappiamo mentire alle stagioni.

Eppure, dell’aria avanzata che sorregge
nuvole e stelle
e ali aperte ai margini di strade dipinte
da risa oscene, non resta traccia
non oltre queste mura sazie di lacrime
che fanno fatica anche a cadere…
già lo vedo adesso, se mi assento un minuto di più
che quando esco gli alberi
sono morti e rinati anche più volte di me,
io lo vedo bene
lo capisco dal colore delle foglie che è così
dai rami spogli che non si danno pace
quando cala il vento.

Mi uccide la notte,
il giorno che non ha confini
l’aria tutta, e quella che respiro
ha una vanità di cose già decise,
mentre si fa tardi
in ogni angolo di strada, tardi
in ogni filo d’erba
e in ogni sguardo che non abbia conosciuto
il colore delle stagioni


2° classificato p.m.

Pasqua Rossella Armenise

Non dirmi


I giorni che son soli
rincorrono amore e il tempo dei perdoni.
Vendemmiano ciò
che ha sapore sanguigno.

Sono i gironi di dopo,
quando, ancor madida, la pelle indossa
il cielo che si svela.

Ma Maria di Magdala
pur lava i piedi di pianto.
E di nuovo s’alza la pietra che lapida.

I giorni che sono soli,
sono l’eclissi dell’ora diurna
che viola la rosa candida,
la quiete concentrica, azzurra.

E non dirmi
di imbiancare il sepolcro:
questi
sono miei giorni, soli,
che rapiscono alla morte il sorriso,
che promettono.

Sono fiori semprevivi
che innamorano il corpo.
E d’amore vorrei narrare,
colmarmene.
L’odore offrire
d’ogni vano di cuore
e saldare alla curva del seno, alla piega del pube
tenerezza di padre.

E non confondermi più,
fecondare il ventre di voce vera,
nutrirlo col seme della notte.

Sono i giorni soli,
che stringono di carezza tenue
il mio dolore,
che schiudono domani.


2° classificato p.m.

Silvia Denti

Tre lune di zafferano
(alla mia mamma fatta di cielo)


Del giorno, madre, parleremo poi,
adesso voglio che tu osservi con me le luci più colorate del buio.

È come vedere la musica, è come afferrare l’infinito.
È come poter toccare ancora le tue spalle rosa e respirare quei tuoi occhi caldi e scuri.

Mi dicono sempre che sei là, sotto la terra cattiva e fredda,
ma io temo e rifiuto tutte quelle ombre… non so di chi sia la colpa e se c‘è una colpa.

Non so rispondermi. Stanotte nell’aria avverto un profumo
che sa di te, di quell’odore di fragola che lasciavi sui nostri abbracci.

Le carezze delle tue dita sulla fronte quando mi parlavi sottovoce
di fate e cenerentole. Stanotte non ho più paura.

Sto dentro ad una favola.
Nel cielo sostano tre lune gialle a spicchi…
so che al centro dello spettacolo ci sei tu, ci sono io…

c‘è tutto l’amore che a lungo ho cercato in tanti anni sulla scia dei tuoi passi lontani

…così lontani da farmi correre sempre più forte per cercare di attaccarmi alla tua gonna…

Lo sai… l’eco birichina mi rimandava la tua voce ed io, in tutte quelle albe
mai veramente nate, morivo di fame, di sete, di te.

Tre lune di zafferano sparso che allagano il cielo e sconfiggono la notte…
Una fiaba, forse senza finale, in cui i miei occhi stupiti per sempre si sperderanno…

…ma non importa perché tu ora sorridi sui toni più belli della tua luce satellitare.

Succhio tutta questa polvere color grano e mi sazio finalmente…
Ti prometto che domattina non protesterò all’arrivo dell’inesorabile

sigillo di silenzio. Almeno ci proverò.

È il diciannovesimo giorno del novembre 1999 mio compleanno


4° classificato

Sara Capizzi

Spera mio cuore


Dirò addio ai miei sogni,
speranze di pace come occhi fermi di bambola.

Sei il polline di un soffione, anima!
temprati,
davanti a questo lagnoso,
perché son dentro… ma fuori,
da questo tempo!

Son le parole la mia fragile corazza
e non s’arrende lo sguardo
davanti a tanta guerra.

cuore diventa roccia,
dona un volto ai tanti sconosciuti occhi,
è come litania la sofferenza altrui,
ci ubriaca ma non ci tocca,
eppure ci riguarda.

Spera o cuore nella pace,
fallo solo per amore,
nulla avrai in cambio
ma strappati, pazzo, una promessa di serenità
tanto inutile quanto necessaria.

Oh… se tuo fossi musica…
ma forse sei poesia.


5° classificato

Sandro Vezzali


Basta basta cavalcare emozioni
fatemi scendere dalla giostra infernale
dai cavalli bianchi neri impazziti
girano le luci fasci di colori sgargianti
penetrano nelle pupille spalancate
trombe e schiamazzi di gente malata
divaricano timpani spezzano l’equilibrio
nessuno guarda la giostra dai cavalli
bianchi nocciola maculati impazziti
vogliono ch’io cada sperano ch’io cada
piccolo e grasso rozzo uomo della giostra
ferma l’ingranaggio cigolante e rugginoso
spegni luci e colori riponi orpelli e trombe
taccia le genti ansiose e fammi scendere
cancella dai biglietti il sorriso del clown
ritrova la tua purezza vecchio pazzo grigio
che manipoli ed armeggi tra cavi tiranti
alza di qualche metro la coda sventolante
così che i bambini si rassegnino a perdere
prima di aver imparato a sperare
così che i fanciulli si decidano a crescere
senza pensare di essere i migliori
madri incitanti dai foulard di seta rossa
agitano dita ingioiellate e volgari
attendono il figliolo ritornare vincitore
attendono code di procione e marmotte
corri piccolo corri come corrono i campioni
e sari premiato se diverrai come tuo padre
camicia azzurra pantalone scuro orologio d’oro
coda d’ermellino come portachiavi
di case auto televisori cani e prostitute.


6° classificato

Elisabetta Bertuzzi

Ultimo viaggio


Sulla via del ritorno
ho incontrato un’ombra
che mi urlava una vita
trascorsa ai confini della città
lungo un fiume
che scorreva limpido
sui suoi ricordi di ghiaccio
che passeggiava sotto un ponte
antico di mille anni
costruito con argilla di illusioni
e con legni bruciati dalla noia.
Fiume scorri lento nelle mie vene
trasportando tralci di rimasugli umani
e dopo mille ponti
sgorga nella mente.


7° classificato

Daniela Bozzoli


Oscilla l’ombra della desolazione
innegabile moresco attimo perpetuo
nel tuo sguardo infelice.
Si dondola fioca, larva incandescente,
si aggrappa a incantesimi di lacrime
solitarie. Notturne piogge imponenti
che lasciano all’alba il sapore del male.
Inseguo i tuoi passi passati
come un maestrale incapace.
Potrei essere la gomena che cercavi
il vessillo arcobalenato dei tuoi solai.
Nel deserto degli universi ho imparato
a non sentirmi solo mai…
Parlami delle tue lacrime
prima molto prima che sfocino nel mare.
Trova il groviglio di cui tu solo
sei il preludio immutabile…
Mistral, ghibli, simun, maestrale.
Vita oh vita fa che disperda
le sinuosità forsennate
di questo inconscio guerriero
che non sa di amare.


8° classificato

Monique Sartor

Colui che è nato


Nudo lapillo di sangue e lacrime
e soffio tra i piedi e la testa
scaraventato inconsistenza
a durare veste per fuoco che
tra lingua e natura si torce e divampa
In, bianco pozzo di verticale fiume
da natura abbracciato pesce
emergi stillante l’unione
tra l’alto in caduta e il basso ascendente
Foglia d’acquatica pianta e rubino di cuore
a fiamma e a cascata t’irradi
pluviale d’impronte per ponte fra i mondi
In sacro taglio divaricato
da lingua già sei trascinato
dove ti sopravanza un nome
ma tu che dopo giungi
fin da prima c’eri
e bene il nome non t’afferra
né t’impiglia in sua rete di già
tessuta ed assordante storia,
tu che l’inganno e l’abuso conosci
non porti nome alcuno
(nessun nome ti contiene né riflette)
ma legno pesante su spalla
sanguinante di natura il canto
che lumi o incendi accende in spiriti di carne,
e il bruciare tra fiamme riattraversando il rogo
è sfolgorio d’anima estrema,
centro del vento nel suo stormire tra foglie e pietre.
Rondine pronta a migrazione
nato non-nato e rinato ti chiami – Parola natura di Natura parola
non tagli né cuci o rammendi
il Creato
T’alzi in volo e sei
Creatura


9° classificato

Rossella Santoro

I nostri baci


Sono orgogliosa
di tutti i baci
che ti ho dato
e quelli che ci saranno
e quelli che rinnoveranno
il nostro amore
il sapore della vita
il sapore dell’amore
che questi avranno
non mi spaventeranno più
perché questa si chiama
Vita
la vita che come un soffio
mi hai donato
negli interminabili anni
che ci hanno accompagnato
vicini e lontani
questi baci
altalenando ci hanno
succhiato l’anima
fino a renderci
indissolubili
cristallinati
nel nostro amore
un impegno per la vita
e la sofferenza delle incomprensioni
delle lontananze
della vita intera
che ancora
non capisco
ma comprendo
l’Eternità
in ogni ultimo bacio.


10° classificato

Marco Maresca

Ho solo


Non potrò mai dire
quel sogno vivo
nato dalla morte
ho solo
questo immenso sorriso stordito
da offrire
e parole così povere
e così dolcemente stremate
a far tiepida luce nella sconfitta
e pensieri così lontani
che non saprò più
coerenti e sinceri
ma rabbiosi e impotenti
come schiavi ribelle


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